Moda vintage, o non moda vintage, questo è il dilemma.
Dilemma amletico che, oggi più che mai, stringe il cuore di molti appassionati di questo stile e cultura proprio come te. È più che normale in quanto, nonostante ci sia un fortissimo interesse e sia tornato molto in voga, ci sono molti indumenti che non sono realmente originali.
Originali? Cosa significa? Non parliamo di moda vintage? Certo che sì, ecco perché questo termine è la chiave.
Spieghiamo meglio questo concetto.
Prima di tutto dobbiamo comprendere bene cosa renda un capo d’abbigliamento vintage per davvero. Termine nato in Francia per indicare qualità sopraffini di vini d’annata, si riferisce proprio dall’età di un oggetto.
Devono essere passati almeno 20 anni dalla sua commercializzazione. Quindi, ad oggi, possiamo dire che un indumento costruito dagli anni ’90 a scendere è vintage. Cosa da non confondere assolutamente con il retrò, anche se è può capitare.
Il retrò è un omaggio a quel sapore e fascino passato. Infatti si tratta di opere realizzate con materiali e tecnologie di oggi, ma che vogliono riprodurre quel particolare aspetto di tanti anni fa.
Ecco, ora sai la differenza principale che ti permette di poter fare una netta distinzione tra i due.
Definito anche come second hand, con il riacquisto o riuso del vintage si dà una seconda vita a capi d’abbigliamento di epoche che hanno fatto la storia e che sono diventati dei veri cult.
Si tratta di un modo di comportarsi in netto contrasto con la società del fast fashion di oggi. Un impulso all’acquisto che, nel tempo, ha prodotto degli effetti devastanti sul nostro pianeta. Purtroppo, come tutti i rifiuti, si ammassano in grandi quantità per finire all’interno di grandi discariche a cielo aperto. Accumulati a tonnellate e tonnellate, rimangono lì.
Grazie all’economia circolare che si viene a creare con il vintage, invece che buttati sono ricomprati o riusati. Oltre a donare salute per la nostra Terra, così possiamo avere accesso alla vera qualità di un indumento, cosa che invece non è uguale per la moda veloce di oggi.
Ma quando nasce questo stile, così tanto amato?
Benché parliamo di capi d’abbigliamento a partire dagli anni ’90 a scendere, possiamo dire che la prima manifestazione vintage si può tranquillamente attribuire al periodo degli hippie in America. Grazie alla loro voglia di esprimersi contro la massa e le ingiustizie degli anni precedenti, con la creatività di ricreare e riproporre abiti usati in modo personale nascono i mercatini del fai dai te.
Una parentesi importantissima la voglio aprire anche per il periodo che intercorre tra le più grandi e più cruente guerre che il nostro mondo abbia mai visto. Nel ’43, a Resìna, i paracadute in seta delle truppe venivano recuperati dai cittadini per realizzare poi biancheria intima. Addirittura, anche alcuni indumenti ed oggetti usati venivano trafugati.
Quando poi, gli alleati americani si lasciarono alle spalle Napoli, vediamo la nascita delle prime bancarelle che esponevano uniformi in vendita ed anche gli american jeans. Si arriva poi, negli anni ’60, all’acquisto di “balle al buio” cariche di indumenti di magazzini, sartorie e lavanderie dagli States e aperte poi sulle strade di Resìna per mostrarle ai possibili acquirenti.
Ancora adesso lo puoi vedere con i tuoi occhi, il mercato degli stracci americani (mercatin’ r’e ’pezz’ american). Mercato che, oggi come allora, attira l’interessa di tutta la nostra bellissima e vasta penisola per l’amore che proviamo per lo stile e la moda vintage.